La rete adriatica – il progetto e le attività

perform_aIl mondo della creazione artistica e culturale contemporanea ha bisogno, per potersi sviluppare armonicamente e far ricadere i suoi potenziali benefici sul territorio di cui fa parte e su coloro che lo abitano, di continui contatti, stimoli, confronti, allargamenti di orizzonti.  La creazione contemporanea si nutre infatti di informazioni, scambi  e incontri indispensabili per chi deve rappresentare, interpretare il mondo in cui viviamo., prefigurando nuove visioni del reale.

perform_aThe world of art and contemporary culture needs constant contact, stimuli, confrontation, and broadening horizons in order to develop and allow its potential benefits to bloom in a harmonious way in the geographical area where it lives. Contemporary creation lives off of information, exchanges and necessary meetings for those who have to represent and interpret the world we live in, foreshadowing new visions of what is real.

Continua a leggere

Il progetto

IFA2008 è un progetto finanziato nell’ambito della strategia di LifeLongLearning dell’Unione Europea che prevede lo studio, l’analisi e la comparazione del potenziale di apprendimento (formale e informale) degli artisti in mobilità e l’individuazione di standard, condizioni e schemi di apprendimento che contribuiscono all’innovazione.
Partner del progetto sono: ENCATC- European Network of Cultural Administration Training Centres (BE), Mediana (BE), Inteatro (IT), Fondazione ATER Formazione (IT), Universidad de la Iglesia de Deusto / Deustuko unibertsitatea (ES), Regional Obseravtoty on Financing Culture in East-Central Europe (HU), Centre of Professional Training in Culture (RO), PACTE- Politiques publiques, Action politique, Territoires (FR).
IFA2008 è un progetto finanziato nell’ambito della strategia di LifeLongLearning dell’Unione Europea che prevede lo studio, l’analisi e la comparazione del potenziale di apprendimento (formale e informale) degli artisti in mobilità e l’individuazione di standard, condizioni e schemi di apprendimento che contribuiscono all’innovazione.

Partner del progetto sono: ENCATC- European Network of Cultural Administration Training Centres (BE), Mediana (BE), Inteatro (IT), Fondazione ATER Formazione (IT), Universidad de la Iglesia de Deusto / Deustuko unibertsitatea (ES), Regional Obseravtoty on Financing Culture in East-Central Europe (HU), Centre of Professional Training in Culture (RO), PACTE- Politiques publiques, Action politique, Territoires (FR).

I partner

Il progetto è stato realizzato da Inteatro, leader partner, Polverigi (An – Italia), insieme a: Station_Service for Contemporary Dance – Belgrado (Serbia), CDU_Centre for Drama Arts  – Zagabria (Croazia), TAM_ Tutta un’Altra Musica – Porto Sant’Elpidio (AP – Italia) e Teatro Marrucino – Chieti (Italia).

The project has been realized by Inteatro, leader partner, – Polverigi (An – Italy), in collaboration with: Station_Service for Contemporary Dance – Belgrade (Serbia), CDU_Centre for Drama Arts  – Zagreb (Croazia), TAM_ Tutta un’Altra Musica – Porto Sant’Elpidio (AP – Italy) and Teatro Marrucino (Chieti – Italy) . Continua a leggere

Biosphera Tv – E/S quilibri ambientali in diretta

Il Mondo è in “e/s-quilibrio”? Il clima è in “e/s-quilibrio”? ……e Noi? Come facciamo a metterci in equilibrio con l’ambiente che ci circonda? Meglio provare ad attrezzarci.

Una speciale conduttrice ed una frizzante valletta conducono un divertente Game Quiz Show a premi ogni volta dedicato ad una tematica ambientale diversa, a cui partecipano gli spettatori in qualità di concorrenti. Ognuno, attraverso una serie di domande, viene messo alla prova per capire il proprio livello di equilibrio con l’ambiente. Sei un equilibrista o un disequilibrista ambientale? Vieni a scoprirlo.

Le riprese televisive verranno trasmesse sulla web tv di Inteatro al canale www.biospheratv.com

Utilizzando e parodiando il linguaggio e i cliché propri dei format televisivi, E/S-quilibri ambientali in diretta intende coinvolgere e sensibilizzare il pubblico al rispetto dell’ambiente, trasmettendo, in modo divertente e giocoso, idee e piccoli consigli quotidiani per assumere comportamenti responsabili, sostenibili ed eco-compatibili.

Lo spettacolo è costruito come un gioco a premi con gli spettatori come concorrenti. Ogni “puntata”, cioè ogni atto dello spettacolo, è dedicata ad un tema differente: lo smaltimento dei rifiuti, gli stili di vita, il recupero ambientale,  la raccolta differenziata,  il risparmio idrico, ecc.

L’azione viene registrata e successivamente trasmessa online sul canale della web tv di Inteatro (speciale piattaforma per la diffusione di contenuti audio visivi in streaming) dedicato alle tematiche ambientali, BiospheraTv.com: una sorta di micro-mondo virtuale in cui si parla in modo divertente e divulgativo di rispetto dell’ambiente e di sviluppo sostenibile, e in cui è possibile vedere azioni spettacolari, interviste ad esperti del settore, servizi su festival e altri eventi ambientali.

E/S – quilibri ha debuttato ad InteatroFestival 2008, e in ogni serata del Festival ha affrontato una tematica ambientale differente.

Azione spettacolare agile e versatile, può essere allestita in interni ed esterni; la possibilità massima di partecipazione di dieci concorrenti al giorno.

BIOSPHERA TV

“E/S-quilibri ambientali in diretta”

con Adriana Zamboni – consulenza scientifica Giulia Giacchè – riprese e montaggio Eleonora Diana – produzione Inteatro

Il Mondo è in “e/s-quilibrio”? Il clima è in “e/s-quilibrio”? ……e Noi? Come facciamo a metterci in equilibrio con l’ambiente che ci circonda? Meglio provare ad attrezzarci.

Una speciale conduttrice ed una frizzante valletta conducono un divertente Game Quiz Show a premi ogni volta dedicato ad una tematica ambientale diversa, a cui partecipano gli spettatori in qualità di concorrenti. Ognuno, attraverso una serie di domande, viene messo alla prova per capire il proprio livello di equilibrio con l’ambiente. Sei un equilibrista o un disequilibrista ambientale? Vieni a scoprirlo.

Le riprese televisive verranno trasmesse sulla web tv di Inteatro al canale www.biospheratv.com

Utilizzando e parodiando il linguaggio e i cliché propri dei format televisivi, E/S-quilibri ambientali in diretta intende coinvolgere e sensibilizzare il pubblico al rispetto dell’ambiente, trasmettendo, in modo divertente e giocoso, idee e piccoli consigli quotidiani per assumere comportamenti responsabili, sostenibili ed eco-compatibili.

Lo spettacolo è costruito come un gioco a premi con gli spettatori come concorrenti. Ogni “puntata”, cioè ogni atto dello spettacolo, è dedicata ad un tema differente: lo smaltimento dei rifiuti, gli stili di vita, il recupero ambientale, la raccolta differenziata, il risparmio idrico, ecc.

L’azione viene registrata e successivamente trasmessa online sul canale della web tv di Inteatro (speciale piattaforma per la diffusione di contenuti audio visivi in streaming) dedicato alle tematiche ambientali, BiospheraTv.com: una sorta di micro-mondo virtuale in cui si parla in modo divertente e divulgativo di rispetto dell’ambiente e di sviluppo sostenibile, e in cui è possibile vedere azioni spettacolari, interviste ad esperti del settore, servizi su festival e altri eventi ambientali.

E/S – quilibri ha debuttato ad InteatroFestival 2008, e in ogni serata del Festival ha affrontato una tematica ambientale differente.

Azione spettacolare agile e versatile, può essere allestita in interni ed esterni; la possibilità massima di partecipazione di dieci concorrenti al giorno.

BIOSPHERA TV

“E/S-quilibri ambientali in diretta”

con Adriana Zamboni – consulenza scientifica Giulia Giacchè – riprese e montaggio Eleonora Diana – produzione Inteatro

IL TEATRO DELLA BIOSPHERA | Energia / Utopia

Fantasia e creatività per riflettere sugli sprechi energetici.
Energia / Utopia è la terza azione teatrale ad essere ospitata nel Teatro della Biosphera, una semisfera trasparente capace di contenere fino a 40 spettatori che, con l’ausilio di tecnologie audio e video, crea una sorta di micromondo: una serra ma anche un teatro, ambientazione ideale per affrontare le tematiche ambientali.

“Quale traccia vogliamo lasciare su questo pianeta?
Io vorrei lasciare un’impronta leggera….”

Il teatro della Biosphera ha ospitato la questione della biodiversità La pelle del Pianeta e delle risorse idriche Biosphera d’Acqua; nel suo terzo capitolo, Energia / Utopia, il Teatro della Biosphera parla di energia. Energia prodotta – da centrali termiche, idroelettriche, nucleari, biomasse, eoliche, fotovoltaiche – ed energia consumata, da veicoli, case, fabbriche, elettrodomestici, per l’illuminazione e per il divertimento.
Il pubblico viene coinvolto attraverso la progettazione di invenzioni fantastiche a basso impatto ambientale: l’automobile ad aria compressa, il frullatore a dinamo, il televisore fotovoltaico in tessuto a cristalli liquidi, da mettere in valigia come un asciugamano. Il tema dell’energia viene giocato con sculture, oggetti ed elementi simbolici, in grado di porre l’attenzione sulle variabili possibili che riguardano ciascuno di noi in rapporto alla comunità e alla proprie scelte.
Al termine dell’azione teatrale gli spettatori potranno inoltre calcolare la propria impronta ecologica.

Esigenze tecniche dello spettacolo:
Il Teatro della Biosphera può contenere circa 40 spettatori per ogni replica; spazio necessario 12 m larghezza, 12 m profondità e 6 m di altezza, oscurabile ed isolato acusticamente (altri accorgimenti tecnici verranno dettagliati al momento del contatto).

L’impronta ecologica:
il nostro peso sulla Terra

Siamo abituati a considerare la Terra come una miniera a cui attingere per i nostri bisogni. Prendiamo cibo, acqua, minerali, energia che sono il suo capitale natura, e lasciamo rifiuti, scorie, acque putride ed emissioni industriali da traffico e riscaldamento: questa è l’impronta che lasciamo sulla Terra al nostro passaggio.

Per tenere sotto controllo il progresso e le sue conseguenza, in vista del raggiungimento di un’economia realmente “sostenibile” rispetto alle capacità rigenerative ed assimilative dei sistemi naturali, è necessario essere in grado di definire e, ancor meglio, di misurare i vari aspetti della sostenibilità: i limiti che ci impone la natura, il nostro impatto su di essa e la nostra “qualità” di vita.
L’impronta ecologica è un metodo semplice e divertente per misurare quanta parte di Terra serve a ciascuno di noi per soddisfare i propri bisogni e smaltire i propri rifiuti. Elaborato a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta dall’ecologo William Rees (British Columbia University del Canada) e dai suoi collaboratori, il metodo è stato sottoposto a continui affinamenti per migliorarne l’efficacia. Il suo obiettivo è di capovolgere la visione tradizionale dell’ecologia: invece di chiedersi “quante persone può sopportare la Terra?” il metodo dell’impronta si chiede “quanta terra ciascuna persona richiede per essere “supportata”?” Diventa cruciale pertanto non solo valutare il numero delle persone ma anche le tipologie di produzione, le tecnologie utilizzate e i modelli di consumo.

Torna agli spettacoli dell’ambiente »

Imagination and creativity to reflect on energy waste

Energia / Utopia is the third theatrical action to be housed in the Theatre Biosphera, a transparent globe that can hold up to 40 spectators who, with the help of audio and video technology, creates a sort of microcosm: a greenhouse but also a theater, an ideal setting to face the environmental issues.

“What kind of traces do we want  to leave on this planet?

I would like to leave a light footprint …. “

The Biosphera Theater has hosted the issue of biodiversity with the show La pelle del Pianeta (The skin of the planet) and the water resources with Biosphera d’Acqua (Water Biosphera); in his third chapter, Energy / Utopia, the Theatre of Biosphera talks about energy. Energy produced – from power stations, hydroelectric, nuclear, biomass, wind, solar – and energy consumed by vehicles, houses, factories, appliances, for lighting and entertainment.

The public is involved through the design of fantastic inventions with low environmental impact: the air car, the blender dynamo, the photovoltaic LCD TV, that can be packed like a towel. The issue of energy is played with sculptures, objects and symbolic elements, to focus attention on the possible variables that affect each of us in relation to community and their choices.

At the end of the performance audience will be able to calculate its own ecological footprint.

Technical requirements:

The Biosphera Theater can hold about 40 spectators for each replica; necessary space 12 m wide, 12 m deep and 6 m high, darkened and soundproof (other technical will be detailed at the time of contact).

THE ECOLOGICAL FOOTPRINT:

OUR WEIGHT ON EARTH

We used to consider the Earth as a mine from which to draw for our needs. We take food, water, minerals, energy which are its natural capital, and we leave waste, slag, putrid water and industrial emissions from traffic and heating: this is the footprint we leave on Earth as we passed.

In order to monitor progress and its result, in view of the achievement of a really “sustainable” economy for the planet, you must be able to define and, even better, measure the various aspects of sustainability: the limits requires us to nature, our impact on it and our “quality” of life.

The ecological footprint is an easy and fun way to measure how much space is used on Earth from each of us to meet our needs and dispose of their waste. Developed at riding between the eighties and nineties by the ecologist William Rees (University of British Columbia in Canada) and his collaborators, the method has been subjected to continuous updates to improve its effectiveness. Its objective is to overturn the traditional view of ecology: instead of asking “how many people the Earth can support?” the ecological footprint method asks “how much land each person requires to be “supported”?” It becomes therefore crucial not only assess the number of people but also the types of production, the technologies used and consumption patterns.

Back to environment productions »

L’essere umano perfetto

lessereumanoperfettoL’essere umano perfetto è una performance partecipativa che trae ispirazione dal film capolavoro di Jørgen Leth “The perfect human” (1967).

lessereumanoperfettoThe perfect human being is a participatory performance that draws inspiration from the film of Jørgen Leth “The Perfect Human” (1967).

Continua a leggere

Some things happen all at once

allatonceUn bosco abitato da centinaia di alberi in ghiaccio; una riflessione sui temi legati agli attuali e radicali cambiamenti mondiali, sui concetti di sostenibilità e trasformazione, responsabilità sociale e partecipazione, e la cui refrigerazione è alimentata da alcune biciclette azionate dagli spettatori.

Continua a leggere

Paradise 2

paradise2 Dalla collaborazione con l’artista visivo inglese Mike Brookes nasce lo spettacolo Paradise 2. The incessant sound of a fallen tree, un assolo di 30 minuti che riflette sui concetti di turismo e migrazione, ne descrive interazioni e differenze, le invasioni nei reciproci mondi.

Continua a leggere

Controllo remoto [Orthographe]

Un’evocazione di panorami e scenari bellici, dai primi ‘800 ad oggi.
Il titolo “Controllo remoto” rimanda ai sistemi di supervisione che permettono di monitorare e gestire, in tempo reale, qualunque apparecchiatura, laddove dimensione della rete di controllo remoto e l’acquisizione di dati hanno un loro preciso impiego militare.

Il nuovo lavoro della compagnia Orthographe interroga la “fede percettiva” attraverso l’immaginario bellico, a partire dalle fotografie di guerra della Secessione americana, fino alle tecniche di ripresa e videocontrollo dei campi di battaglia, sviluppatesi durante la I e la II Guerra mondiale, e le strategie filmiche attuali impiegate nell’uso intensivo delle ricognizioni aeree.

un progetto di Orthographe – soggetto e regia Alessandro Panzavolta – ambientazioni sonore Lorenzo Senni – consulente alla fotografia Cesare Fabbri – elettronica tecnica e scenografie Marco Amadori – software Michele Verità – tecnici in scena Marco Amadori, Angela Longo – Produzione InteatroPROD 09, Productiehuis Rotterdam / Rotterdamse schouwburg, Orthographe – con il supporto di ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione – grazie a Library of Congress, Washington, D.C.

Controllo remoto per una logi(sti)ca della percezione
di Piersandra Di Matteo

Non c’è un grado zero dello sguardo (né l’immagine è allo stato bruto). Non c’è un documentario puro sul quale verrebbe a innestarsi in un secondo tempo una lettura simbolizzante. Ogni documento visivo è immediatamente finzione. R. Debray, Vita e Morte dell’Immagine. Una Storia dello Sguardo in Occidente

I media ci danno sempre il fatto, ciò che stato (o pretende di esserlo), ma senza la sua possibilità, senza la sua potenza; ci danno quindi un fatto in rapporto al quale siamo assolutamente impotenti. I media amano il cittadino indignato, ma impotente. G. Agamben, Il cinema di Guy Debord
Controllo remoto, il nuovo spettacolo di Orthographe, sembra muovere in una diversa direzione dai precedenti lavori per camera ottica.

È dismesso il dispositivo ottico della camera oscura. È eliminata la fruizione per posti limitati. È assente la figura del performer. Eppure anche Controllo remoto è una macchina di visione che interroga la “fede percettiva”, e lo fa attraverso l’immaginario della guerra.
Muove i suoi passi dalle fotografie di guerra della Secessione americana, fino alle tecniche di ripresa e videocontrollo dei campi di battaglia, sviluppatesi durante la prima e la seconda guerra mondiale, e le strategie filmiche attuali impiegate nell’uso intensivo delle ricognizioni aeree.

Il titolo del lavoro rimanda, non a caso, ai sistemi di supervisione che permettono di monitorare e gestire, in tempo reale, qualunque apparecchiatura, laddove dimensione della rete di controllo remoto e l’acquisizione di dati hanno un loro preciso impiego militare (telecamera termica, infrarossi, missili di precisione che utilizzano le videoriprese). Controllo remoto mette in moto delle vere e proprie dinamografie belliche che iniziano con la successione regolare di immagini fotografiche proiettate in dittico che ritraggono ambienti, scene di distruzione e i protagonisti della guerra civile americana (tratte dalla Library of Congress, Collection, The Selected Civil War Photographs, 1861-1865). Le immagini, scandite da un andamento regolare, sembrano via via prendere respiro attraverso il processo di anamorfosi prodotto dal movimento fluttuante dello schermo in cui sono proiettate. Il montaggio delle sequenze ha un ritmo tale da conferire alle immagini quel fraseggio della storia di cui parla Jacques Rancière a proposito del cinema di Godard.

Il punto di vista dal quale la guerra si mostra è quello del dispositivo di sorveglianza-distruzione, previsione-distruzione: in queste riprese individuare (un bersaglio) significa distruggere l’obiettivo mirato. Controllo remoto fa propri gli strumenti di mira: l’oculare della macchina da presa imbarcata a bordo degli aeroplani pre-figura la derealizzazione dello scontro militare in cui l’immagine ha la meglio sull’oggetto, il tempo sullo spazio, in una guerra industriale dove la rappresentazione degli eventi domina la presentazione dei fatti. Il set dello spettacolo è tutto in continuo movimento, investe tutti i volumi dello spazio, primi piani, il soffitto, lo sfondo. Supporti mobili di proiezioni conferiscono alla funzione del “vedere” un che di simulazione.

Immagini e audio di repertorio, tecniche cinematografiche impiegate nei conflitti del XX secolo si sovrappongono ai meccanismi narrativi dei war-movie hollywoodiani fino ad un effetto prismatico che evoca la Guerra dei Mondi, paesaggi distopici che guardano alle science-fiction. In definitiva, in Controllo remoto non possiamo non riconoscere la stessa tensione, le stesse domande che animavano le immagini dei primi lavori, caricate questa volta dell’era della simulazione, della rappresentazione virtuale del mondo, della sovraesposizione…..

Controllo remoto parla della guerra per interrogare lo sguardo, e con esso la storia (dell’immagine) collusa con le ideologie del potere e quindi con la politica.

Se per Paul Virilio non vi è guerra senza rappresentazione, né armi sofisticate senza mistificazione psicologica, ecco che le armi non sono solo strumenti di distruzione, ma anche strumenti di percezione dal momento che guerra, cinema e informazione sono ormai virtualmente indistinguibili.

L’arma del teatro ha sostituito il teatro delle operazioni. Controllo remoto esibisce il funzionamento intimo, tecnico e ideologico delle immagini (di guerra) che allarga lo sguardo sulle proprie possibilità, come se spettasse alle immagini il potere specifico di rendere visibile ciò che la storia genera al di là di se stessa.

Le immagini e il loro ritmo bellico interrogano allora il destino, nel senso freudiano di “destino” delle pulsioni. Non è forse il destino ciò che la storia genera al di là di se stessa, ciò che lo vincola a un passato di cui non ha memoria e a un futuro che è a venire?

 

Vedi tutte le produzioni »

“Controllo remoto” is vision machinery questioning the “perceptive faith” through the war imagery. War is shown from the point of view of overseeing-destruction and forecast-destruction device: in those shoots, to focus a target means to destroy it.

Controllo remoto owns targeting tools: the camera’s objective on the plane forecasts the unreal image of the army clash in which the image wins on the object, time on space, in an industrial war where the representation of the events dominates the representation of the facts.

Controllo Remoto (Wars)

a project by Orthographe – concept and direction Alessandro Panzavolta – sound environment Lorenzo Senni – photography consultant Cesare Fabbri – electronic technique and set design Marco Amadori – software Michele Verità – on stage Marco Amadori, Angela Longo – Production InteatroPROD 09, Productiehuis Rotterdam / Rotterdamse Schouwburg, Orthographe – with the support of ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione – thanks to Library of Congress, Washington, D.C.

Remote Control for the logi(sti)cs of perception

by Piersandra Di Matteo

The stage devices conceived by Orthographe are complex analogical machines able to produce and rouse an images poiesis with an artificial set, which employs the optical properties of lenses, light and darkness.

The mechanism’s basis is the optical room device, used in the past to create the pictorial image and starting point for the camera invention. This device was connected to a pre-scientific universe leading towards the representation of the dead people and towards the mystical practices of various initiation cults from the 1600 and 1700. The feature of this archaic technology and one of the reasons why it appears so magnetic to the eye of a contemporary audience, is that the machinery is not visible, the audience cannot see it. The images in front of the audience’s eyes are colluded with a psychic length of time; they have aspects in common with the dream-like and the waking dimension.

Orthographe de la physionomie en mouvement, 2005, and the following Tentativi di volo (Flying attempts), 2007, come both from the research on a device with a bright room with actors and lights, which no one can see because the audience sits in the dark room. It is a device, which leads to a hybrid language between painting, photography and cinema but all deepened in theatre. The image, with its syncopations, jumps, struggles and repetitions, takes and loses shape in front of the audience and it is the result of real actions which take place meanwhile, staged by non visible actors.

If in Orthographe de la physionomie en mouvement, the estranging effect is given by noises coming from the back of the audience, what strikes more the attention in the device used for Tentativi di volo (Flying attempts) is the ability to break the fluctuating pure optical whole of the images to gather around a tactile basic element. The work constantly breaks the associations’ chains of the gaze to open gaps and accelerations totally conniving with the sound sphere. The sound textile is inseparable from the image. Orthographe de la physionomie en mouvement leads to a crush between painting, photography and cinema, the body presence becomes latent and somehow illusory and the silence is suggested by the absence of the narrative progression and a minimal dramatic gesture. In the work Tentativi di volo (Flying attempts), the pictorial and slightly sculptural treatment of the image becomes radicalized (the draperies gain a plastic consistence, which almost recalls the baroque). The image, thought, flakes off, vaporizes; it generates itself through shapeless gradients, through passages into stains. Bright halos surround the presences and threaten with ghostly and hallucinatory appearances producing a perceptual disorientation.

Controllo remoto, the new Orthographe work, seems to be moving towards a different direction. There is no more optical device involved. There are no more limited seats. There is no more performer. Yet, even Controllo remoto is a vision machine, which interrogates the “perceptual faith” through the war imaginary. It starts with the American War of Secession pictures and the shooting techniques and video control of contemporary battlefields, from the First and Second World War to the actual aerial reconnaissance. The title of this work reminds us of the supervision systems which monitor and organize, in real time, any equipment where the dimension of the remote control web and the data capture have a clear military use (thermal cameras, infrared, precision missiles which use video shoots). Controllo remoto generates war dynamographies beginning with a series of diptychs showing scenes and characters of the America Civil War (taken from the Library of Congress, Collection, The Selected Civil War Photographs, 1861-1865). The images are marked in time and they seem to start breathing through the anamorphosis process given by the fluctuating movement of the screen where they are projected. The images editing has the rhythm of the history phrasing as Jacques Rancière said about Godard’s work. The war is seen through the surveillance-destruction, estimation-destruction device: in these shootings to locate (a target) means to destroy the target. Controllo remoto uses all the aim equipment: the eyepiece of the camera used on airplanes foreshadows the deconstruction of the battle where the image wins on the object, the time on the space. It is an industrial war where the events representation rules over the facts themselves. The set is constantly changing; the piece takes place all over the stage: front, ceiling and background. The mobile projection supports give to the action of “watching” a feature of simulation. Archive footages and sounds, film techniques used during the XX century conflicts overlap the narrative processes of the Hollywood war movies. They create a prismatic effect, which evokes the War of the Worlds, dystopic landscapes recalling science fiction imaginary. Controllo remoto keeps the same tension, asks the same questions as the previous works, but it comes from the simulation era, from the virtual world, from the overexposure…

Controllo remoto talkes about war to interrogate the gaze and the history (of the image) connected with power ideologies and politics.

If, for Paul Virilio, there is no war without representation, nor sophisticated weapons without psychological distortion, here the weapons are not only destruction devices but also perception ones, because war, cinema and information are almost virtually indiscernible. The theatre weapon replaced the theatre of operations. Controllo remoto shows the intimate, technical and ideological functioning of the images (of the war), which open up the vision on their own possibilities, as if the images were responsible of making visible what the history generates beside itself. The images and their war rhythm question the destiny, in its Freudian meaning of destiny of drives. Isn’t it destiny what the history generates beside itself, what ties it up to a past with no memory and a future, which still has to become?

 

Check all productions»