15, 16 maggio 2009: Polverigi, Il Tappeto dei Sogni

Un viaggio lungo Il Tappeto dei Sogni dove le memorie di un cinema abbandonato echeggiano nelle piazze e nelle strade del centro di  Polverigi. Una ragazza sogna di essere una star e di vivere come in un film ambientato in un mondo fantastico. Potrebbe raggiungere la perfezione o precipitare nell’abisso. Quali saranno le sue scelte?

Trae ispirazione dagli spazi urbani di Polverigi ed in particolare dall’edificio ospitante un vecchio cinema, lo spettacolo site specific degli allievi del Central St. Martins College di Londra, una delle scuole di arte e design più prestigiose del Regno Unito e del mondo, ideato e prodotto in due mesi in residenza a Villa Nappi, sede di Inteatro, sotto la guida della regista e designer Geraldine Pilgrim.

Un’installazione performativa che fa dello spazio pubblico una scena diffusa, intercettando, coinvolgendo sorprendendo gli spettatori nel loro percorso dalla storica Villa Nappi al centro del paese e ritorno. Il pubblico, diviso in piccoli gruppi, avrà la possibilità di attraversare luoghi vissuti nella quotidianità della vita a Polverigi, un piccolo centro nelle colline marchigiane, reinterpretati in maniera poetica e visionaria da 12 artiste provenienti da Regno Unito, Grecia, Repubblica Ceca, Irlanda, Giappone, Corea, Lettonia.

Lo spettacolo è il risultato di due mesi di residenza creativa a Villa Nappi di 12 giovani artisti tra i 22 e i 32 anni diplomandi del Master “Performance Design and Practice” del Central St. Martins College of Art & Design, supportati dalla regista e designer Geraldine Pilgrim e dal light designer Chahine Yavroyan:  Anna Friedländer, Evi Sougkara, Faye Michelle Turner, Fiona J Gabanski Sykes, Ieva Strazdina, Kate Temple, Katerina Giannakopoulou, Kunha Cho, Leda Dokoumetzidi, Meghna Singh, Megumi Morino, Susan Leen.

INFORMAZIONI info@inteatro.it, +39.071.9090007, +39 347.2452455, Inteatro, Villa Nappi – Via Marconi 75, 20060 Polverigi (AN) – IT, www.inteatro.it – www.inteatrotv.com.

You are invited to go on a journey along a Carpet of dreams where the memories of an empty cinema echo around the streets of  Polverigi. As a fairytale world is being filmed a young girl dreams of being a star. She could reach the height of perfection or burn out and  fall to the depths. Which path will she take?

This site-specific performance is presented by the Performance Design and Practice MA students from Central St. Martins College of Art and Design London under the direction of Geraldine Pilgrim.  This event is the culmination of an eight week residency with Inteatro at its base in Villa Nappi, Polverigi.

Lighting designer Chahine Yavroyan Technical Director Steve Keay.

A performance created by

Anna Friedländer

Evi Sougkara

Faye Michelle Turner

Fiona J Gabanski Sykes

Ieva Strazdina

Kate Temple

Katerina Giannakopoulou

Kunha Cho

Leda Dokoumetzidi

Meghna Singh

Megumi Morino

Susan Leen

students of Performance Design and Practice MA from Central St. Martins College of Art and Design, London

INFO info@inteatro.it, +39.071.9090007, +39 347.2452455,

Inteatro, Villa Nappi – Via Marconi 77, 60020 Polverigi (AN) – IT, www.inteatro.it – www.inteatrotv.com.

IFA 2009: i partecipanti

Dopo le affollate audizioni per entrare a far parte di IFA – InteatroFestival Academy 09, la commissione ha scelto i 12 giovani performers/danzatori che prenderanno parte al progetto.

Anna Serlenga (IT)
Barbara Berti (IT)
Carlo Nigra (IT)
Carlotta Scioldo (IT)
Claudia Catarzi (IT)
Filippo Paolasini (IT)
Joao Fernando Cabral (BR)
Keiko Yamaguchi (J)
Leentje Vandenbussche (B)
Pablo Osuna Garcia (E)
Rafael Duarte Uriza (CO)
Sarah Peterson (CDN)

I performer selezionati risiederanno per il periodo di formazione a Villa Nappi, usufruendo di una borsa di studio a copertura dei costi di di frequenza del corso, alloggio, spazi di lavoro e di studio, e avranno la possibilità di confrontarsi con i metodi creativi e i linguaggi scenici di Maestri della scena Internazionale come Rosa Casado, Jan Ritsema, Adyn Teker, Gustavo Frigerio, Claudia Dias.

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After the crowded auditions to enter to belong to IFA – InteatroFestival Academy 09, the commisson has chosen the 12 young performers/dancers that will take part to the project.

Anna Serlenga (IT)
Barbara Berti (IT)
Carlo Nigra (IT)
Carlotta Scioldo (IT)
Claudia Catarzi (IT)
Filippo Paolasini (IT)
Joao Fernando Cabral (BR)
Keiko Yamaguchi (J)
Leentje Vandenbussche (B)
Pablo Osuna Garcia (E)
Rafael Duarte Uriza (CO)
Sarah Peterson (CDN)

The selected performers will reside for the period of formation to Villa Nappi,  using the a scholarship to coverage the costs of frequency of the course, lodging, spaces of job and study, and they will have the possibility to compare themselves with the methods and the stage languages of Maestro of the International scene as Rosa Casado, Jan Ritsema, Adyn Teker, Gustavo Frigerio, Claudia Dias.

OPPORTUNITA’ DI STAGE: Diario di bordo IFA ’09 + XXXII InteatroFestival

Inteatro offre un’opportunità di stage da effettuare presso la propria struttura dal 18 maggio al 5 luglio 2009, per la documentazione e la realizzazione di un “diario di bordo” della IV edizione di IFA InteatroFestival Academy e della XXXII edizione di InteatroFestival.

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“L’essere umano perfetto” – annuncio

perfectumanGli artisti Rosa Casado e Mike Brookes stanno lavorando al progetto L’essere umano perfetto che sarà presentato in collaborazione con alcuni cittadini di Jesi nell’ambito di Inteatro Festival 2009. Il lavoro verrà presentato sotto forma di ‘evento sociale’ la sera del 4 luglio.

perfectumanAs part of the Inteatro Festival 2009, artists Rosa Casado and Mike Brookes will develop the artistic project ‘The perfect human being’ in collaboration with residents from the town of Jesi. The work will be presented as a social event in the centre of the town on the evening of July 4th.

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Helmi. Around the bends

helmiHelmi in finlandese significa “perla”; un nome antico che indica qualcosa di unico e di retro’. Helmi è una star degli anni ’20/’30, una donna bella e ammirata, con un corpo speciale che le permette di stupire il suo pubblico e che la segue in ogni sua fantasia di movimento. Ma Helmi non sarà per sempre uguale a se stessa e il tempo, la vita, la famiglia imbriglieranno il suo corpo…

helmiHelmi is a Finnish word and name which stands for “pearl”: it has a connotation of something or someone which is old and unique. Helmi is an old star, a beautiful woman artist who was big at the beginning of the century and whose body used to impress the audience for its contortions and elasticity…

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Sogno d’amore [Gloriababbi Teatro]

Sogno d’amore è una commedia che racconta le vicissitudini e disavventure di quattro uomini e due donne alle prese con i propri sentimenti, i cui ingredienti vincenti sono realismo, ritmo e una buona dose di comicità. Un testo che, muovendosi tra autobiografia e finzione, traccia un ritratto vitale e iperrealistico della generazione dei trentenni, divisi tra il desiderio di vivere appieno i sentimenti e l’incertezza del futuro.

Sei personaggi che intrecciano le proprie vite in un rincorrersi di emozioni. Gianni, sceneggiatore trentenne, si trasferisce a Roma per terminare di scrivere il suo nuovo film. Reduce da una brutta delusione amorosa, è deciso a concentrarsi sul lavoro e, soprattutto, a non innamorarsi, fino a quando un giorno incontra Valeria, la ragazza della porta accanto.

Nella pièce trovano spazio anche le vicende di Flora, che crede ancora nell’amore, ma sceglie sempre la persona sbagliata, e dei tre coinquilini di Gianni: Pasquale, bidello di 45 anni con una moglie gelosissima che vive in Sicilia con le loro due bambine, alle prese con i problemi della lontananza e della quotidianità, Ivan, attore russo impegnato con l’Otello di Shakespeare, da anni alla ricerca del tono giusto per l’ultima battuta, il Filosofo, sempre pronto a dispensare consigli ma incapace di andare oltre citazioni ed aforismi. Un testo vivace e coinvolgente che non mancherà di far riflettere, sulla necessità di lottare per i propri “sogni d’amore” ma, talvolta, anche di risvegliarsi, e prendere coscienza di come realizzare la propria realtà.

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Giampiero Rappa
Nato a Genova nel 1973, frequenta nel 1994 la Scuola di Recitazione del Teatro dello Stabile di Genova. Nel 1997 si trasferisce a Roma e fonda con alcuni compagni della scuola – Filippo Dini, Andrea Di Casa, Sergio Grossini, Mauro Pescio -, la compagnia teatrale Gloriababbi teatro, per la quale diventa drammaturgo.
Il suo primo lavoro Gabriele, scritto con Fausto Paravidino nel 1998, è vincitore della Terza Rassegna di Drammaturgia Emergente come miglior spettacolo della giuria e del pubblico. Seguono i testi Zenit, tradotto anche in Germania e in Russia, Prenditi cura di me, recentemente proclamato vincitore del Premio Enrico Maria Salerno per la Drammaturgia Europea – XIII Edizione, e la commedia Sogno d’amore.

All’attività di drammaturgo, affianca anche quelle di dialoghista per la televisione, di docente, di regista teatrale e di attore per il cinema, la televisione e il teatro.

Debutto:11 Marzo 2008, Teatro della Luna – Polverigi (An)

Sogno d’amore
testi e regia Giampiero Rappa
con Andrea Di Casa, Filippo Dini, Gaia Insenga, Ilaria Pardini, Mauro Pescio, Gaetano Sciortino
assistente alla regia Sergio Grossini
scene e costumi Laura Benzi
assistente scene Valentina Albino
luci Gianluca Cappelletti
fonico Angelo Longo
musiche Massimo Cordovani
produzione Sistema Teatro Marche / Inteatro e Gloriababbi Teatro
si ringrazia per la collaborazione Claudio Gramaccioni, Fonderia 900

CONTATTI E DIFFUSIONE
produzioni@inteatro.it
www.gloriababbi.it

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Sogno d’amore is a comedy that tells the vicissitudes and the misadventures of four men and two women confronting themselves with their feelings, whose winning ingredients are realism, rhythm and a good dose of comic sense. A text which, moving between autobiography and fiction, marks a vital and iperrealistic portrait of thirty-years-old’s generation, divided between the desire of living fully the feelings and the uncertainty of the future.

Six characters who plaits their lives in a chasing of emotions. Gianni, a thirty-years-old scriptwriter, goes to Rome to end writing his new movie. Returning from a bad love disappointment, he is determined to concentrate himself on his work and, most of all, to not fall in love, until one day he meets Valeria, the girl next-door.

In the pièce there is place also for the events of Flora, who already believes in love but always chooses the wrong person, and for the events of Gianni’s flatmates: Pasquale, janitor of 45 years old with a very jealous wife that lives in Sicily with their two daughters, comparing with the problems of distance and everyday life; Ivan, Russian actor busy with Shakespeare’s Otello, searching for years the right tone for the last line; the Philosopher, always ready to dispense advices but unable to go beyond quotes and aphorisms.

A lively and engaging text that will make everyone reflect about the need to fight for one’s own “love dreams” but, sometimes, even to wake up and to become aware about how to realize one’s own reality.

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Debut:11st March 2008, Teatro della Luna – Polverigi (An – Italy)

Sogno d’amore
text and direction Giampiero Rappa
with Andrea Di Casa, Filippo Dini, Gaia Insenga, Ilaria Pardini, Mauro Pescio, Gaetano Sciortino
assistant director Sergio Grossini
scene and costums Laura Benzi
scene assistant Valentina Albino
light Gianluca Cappelletti
sound Angelo Longo
musics Massimo Cordovani
production Sistema Teatro Marche / Inteatro and Gloriababbi Teatro
thanks to Claudio Gramaccioni, Fonderia 900

CONTACT AND DIFFUSION
produzioni@inteatro.it
www.gloriababbi.it

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Andless

pietroiPrima tappa-studio nel processo di costruzione di uno spettacolo di un’ora che ha l’obbiettivo di creare un personaggio-spettacolo o di definire uno spettacolo come persona.
Il focus di questo studio si concentra su due aspetti principali contrapposti:  silenzio-assenza e shift di stati, in un gioco di definizione, ripetizione e combinazione che vede nell’interruzione la sua linea drammaturgica principale.
Pietro è il personaggio-spettacolo che, con un processo a ritroso, vogliamo individuare al termine del lavoro complessivo.

Spettacolo finalista al Premio Equilibrio 2008 – Auditorium Parco della Musica di Roma – e a Masdanza 2008 (Gran Canaria)

Andless

Direzione e danza: Daniele Albanese
Assistenza alla drammaturgia: Loredana Scianna, Maurizio Soliani
Musiche originali: Maurizio Soliani
Luci: Deborah Penzo



This first step in the construction process of a more complex performance has the aim to create a character-performance and to define a performance as a person.
The main focus of this study is based on two opposite points of views: silence-absence and shifts of mind states, in a game of definition, repetition and combination that has the  in the idea of ‘interruption’.

Andless is the character-performance that, with a backward process, we want to define at the end of the whole work.

Performance finalist at Premio Equilibrio 2008 – Auditorium Parco della Musica  (Roma).
Finalist at Masdanza 2008 (Gran Canaria).

Andless

Concept and Dance: Daniele Albanese
Assistance / Dramaturgy: Loredana Scianna, Maurizio Soliani
Music: Maurizio Soliani
Lights: Deborah Penzo



Tiqqun I studio – nemmeno l’allodola vede l’aperto

tiqquniIl lavoro prende spunto da una frase di Heidegger (“Nemmeno l’allodola vede l’aperto”) e le riflessioni del filosofo sul rapporto umano–animale.

This work was born from a sentence by Heidegger (“Not even the skylark sees the open” )
and some of his thoughts on the relation and difference between human being and animals.
The reflection on human being is analyzed in opposing organicity and form, therefore this is a study on the idea of boundary – in the space and in compositional terms.
Dance is here thought as a composition and a choreography of actions in a flow and continuous exchange between gesture and movement.
Even using   a dance contemporary – western vocabulary the meaning of the oriental saying: “The obstacle is the way” is kept.
To create the physical score actions and reactions of an extreme but very common and everyday relation have been selected and filtered: the sadomasochistic relation in a continuous shift between torturer and victim.
The making of the music has followed a language of construction and not of composition.
The discovery of sounds within the dramaturgical structure follows a process of harmonic analysis and synthesis.
The physical and musical research follows an identical process of creation that goes in the direction of defining a language and a method, remaining although within the frame of ‘liquid forms’.
Tiqqun is a Jewish word and it can be translated with the word Reparation.
Tiqqun is also a group based in Paris: its analysis and criticism of contemporary world has been a source in starting this project.

TIQQUN I STUDIO – NEMMENO L’ALLODOLA VEDE L’APERTO

Movements, physical score, dramaturgy: Daniele Albanese
Original music and assistance / dramaturgy: Maurizio Soliani
Sound processing/devices: Antonio Verderi
Lights: Vincenzo Alterini



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Il Gioco dell’Oca verde [Progetto Biosphera/Ambiente]

La piazza si trasforma in un enorme tavolo da gioco, in cui le persone che partecipano diventano delle vere e proprie pedine viventi.

Il Gioco dell’Oca Verde è un macroallestimento che permette di giocare a squadre lungo il percorso dell’eco-sostenibilità: un gioco interattivo in piazza a cui il pubblico può assistere o partecipare attivamente. La regista e attrice Adriana Zamboni guida i partecipanti in divertenti prove di abilità. Lo scopo del gioco è DIVERTIRSI, acquisendo una coscienza ecologica, discutendo su temi quali le energie rinnovabili, la salvaguardia dell’ambiente, le risorse e la raccolta differenziata.

Il gioco dell’Oca Verde è parte del progetto Biosphera, un percorso di avvicinamento artistico alle tematiche dell’ambiente e dell’eco-sostenibilità curato e realizzato da Adriana Zamboni, attrice, drammaturga, scenografa e da Lucio Diana, regista multimediale, scenografo, light designer e grafico, con la consulenza scientifica dell’agronoma Giulia Giacchè.

Clicca qui per il download della presentazione spettacolo.
Esigenze tecniche:
Eseguibile in interni ed esterni/ il gioco è composto da un numero variabile di piastrelle di legno decorate e numerate (da un minimo di 33 fino a 63 in relazione allo spazio da arredare) ed è collocabile in una piazza, in un parco, in una fiera, in una palestra, praticamente ovunque.

Il gioco dell’Oca Verde
Big Eco Game

Maestri di gioco Adriana Zamboni, Filippo Paolasini, Cecilia Raponi
scariolanti sul posto
scene e costumi Lucio Diana, Adriana Zamboni
aiuto scenografo Giulia Maria Marini
realizzazione costumi Raela Dimitraqi
relazioni esterne Silvia Malatesta
consulenza scientifica Giulia Giacchè
consulenza botanica Valentina Piselli

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The square turns into a huge game table, in which involved people become living game pieces.

The Game of the Goose Green is an outfitting that lets you play in teams along the path of eco-sustainability: an interactive game in the square to which the public may attend or participate actively. The director and actress Adriana Zamboni leads participants through funny trials. The aim of the game is HAVing FUN, acquiring an ecological conscience, discussing topics such as renewable energy, environmental protection, resources and recycling.

The Game of the Green Goose is part of the project Biosphera, an artistic project of environmental awareness directed and realized by Adriana Zamboni, actress, playwright, set designer and Lucio Diana, multimedia director, set designer, lighting designer and graphic artist, with the expert advice of agronomist Giulia Giacchè.
Technical requirements:

Executable in internal and external / the game is composed of a variable number of decorated and numbered wood tiles  (from a minimum of 33 up to 63 in relation to the space) and can be placed in a square, in a park, in a fair, in a gym, just about anywhere.

The Game of the Green Goose
Big Eco Game

With Adriana Zamboni, Filippo Paolasini, Cecilia Raponi

scariolanti sul posto

sets and costumes Lucio Diana, Adriana Zamboni

assistant designer Giulia Maria Marini

costumes creation Raela Dimitraqi

scientific advice Giulia Giacchè

botanical advice Valentina Piselli

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Il poema dei monti naviganti

IL VIAGGIO

Ero partito per fuggire dal mondo, e invece ho finito per trovare un mondo: a sorpresa, il viaggio è diventato epifania di un’Italia vitale e segreta. Ne ho scritto con rabbia e meraviglia. Meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora.

Come ogni vascello nel mare grosso, la montagna può essere un insopportabile incubatoio di faide, invidie e chiusure. Ma può anche essere il perfetto luogo rifugio di uomini straordinari, gente capace di opporsi all’insensata monocultura del mondo contemporaneo. Paolo Rumiz

NOTE DI REGIA

Il Poema dei Monti Naviganti nasce da una bella intuizione di Roberta Biagiarelli che ho subito condiviso: il meraviglioso, attento, curioso e intenso percorso fisico e verbale dei viaggi, degli incontri, delle osservazioni, degli articoli e del libro di Paolo Rumiz poteva ancora trovare altre, ulteriori e prospettiche dimensioni, quella del racconto orale e quella di una sintesi scenica che ricreasse, davanti agli spettatori e nelle parole e nei corpi vivi degli attori, quelle migliaia e migliaia di chilometri di paesaggio popolato di figure, compiuti ed elaborati nella parola scritta, da celebrarsi ora come in un grande e giocoso poema epico dei nostri giorni.

In scena due attori, Roberta Biagiarelli e Sandro Fabiani, raccontano, interpretano e interagiscono, rappresentando due diversi approcci, almeno in partenza e a volte in alternanza a seconda delle circostanze: coinvolgimento e presa di distanza sdoppiano il personaggio originale dello scrittore e giornalista, trasformandolo per una parte in una scrittrice e giornalista ideatrice del viaggio e per l’altra in un fotografo, “imbarcato” nell’avventura, due atteggiamenti che come luce e ombra creano o rivelano rilievi, contrasti o addolcimenti, rispetto alla natura del paesaggio di montagna, alle strade esaltate dalle curve, e agli incontri, alle modalità e alle aspettative.

Da quando ho cominciato, ho sempre visto il lavoro del regista come quello di colui che traccia delle mappe più o meno segrete, più o meno invisibili nello spazio della scena.
Mi piace ritrovare ancor di più e svelare in questa occasione questa mia propensione a costruire o ricostruire dei percorsi da abitare e attraversare, quasi fossero delle cacce al tesoro visive e sonore da organizzare prima di tutto per gli attori e con gli altri collaboratori artistici durante le prove, e per gli spettatori una volta che i “Monti Naviganti” cominceranno a muoversi.  Alessandro Marinuzzi

Quando il cordone ombelicale della bambina si staccherà mettilo per otto giorni appoggiato su una pianta di biancospino, esponilo alle intemperie, lascialo seccare e chiudilo in un pezzo di carta, poi avvolgilo in un panno di lino e riponilo in un cassetto. La bambina da grande avrà fortuna, viaggerà e potrà fare un lavoro legato alle parole…
Potrebbe essere l’inizio di una fiaba e invece queste sono le mie radici. Questa usanza è legata al mondo delle tradizioni contadine dei miei nonni. Mia madre, quando il mio ombelico cadde, ha diligentemente eseguito tutta l’operazione. Non so se è per via del destino del mio ombelico, fatto sta che viaggiare ho viaggiato, da piccola dicevo che volevo fare la giornalista e sono finita a fare l’attrice.
Con Paolo Rumiz ci siamo incontrati su strade balcaniche, e il mio Appennino assomiglia molto ai Balcani. Sono una donna dell’Appennino d’Oriente, una montanara di mare per dirla con Rumiz.
Il libro “La leggenda dei monti naviganti” e i mondi esplorati da Rumiz mi sono subito piaciuti, mi sono sentita appartenere a quel popolo di giardinieri rimasti a bordo dell’arca. La sua scrittura è stata l’apertura di uno scrigno, lo svelarsi si una materia di lavoro che risuona, l’occasione di approfondire uno sguardo.
Ci sono mestieri che si somigliano, vivono ed echeggiano per affinità, si alimentano a distanza arricchendosi reciprocamente. Mi piace pensare che un giornalista scrittore quale è Paolo Rumiz fatica, suda, mangia polvere, macina chilometri, osserva, annota per poi depositare la scrittura nelle pagine di un libro: la vita, le persone incontrate, le storie raccolte. A noi attori spetta il compito e il piacere di staccare le parole dalle pagine di carta per restituire loro gambe, corpi, voci, fisionomie specifiche.
Se il vizio di Rumiz è quello di imparare a memoria carte geografiche, noi attori abbiamo la pretesa di farle parlare, nell’ostinata intenzione di salvare questa nazione dalla morte dei luoghi, per riuscire a raccontare con stupore e meraviglia ciò che una volta trovato resta prezioso e perdura. Roberta Biagiarelli

INFO & CONTATTI www.babelia.org

 

IL POEMA DEI MONTI NAVIGANTI

un’idea di Roberta Biagiarelli
dal libro “La leggenda dei monti naviganti” di Paolo Rumiz
edito da Giangiacomo Feltrinelli Editore
con Roberta Biagiarelli e Sandro Fabiani
regia Alessandro Marinuzzi
consulenza drammaturgica Francesco Niccolini
scene e costumi Manuela Gasperoni
musiche Mario Mariani
luci Giovanni Garbo
produzione Regione Piemonte, Inteatro e Babelia&C.
con il sostegno di UNCEM, Unione Nazionale delle Comunità e degli Enti Montani
con la collaborazione di CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia, La Corte Ospitale di Rubiera (RE) e Echidna – FILI, Salzano (VE)

Con “La leggenda dei monti naviganti” Paolo Rumiz ha vinto la prima edizione del premio GrinzaneMontagna,
il Premio Stresa Narrativa 2007, il Premio Chatwin 2007 sezione “Viaggi di Carta” e il Premio Città di Vigevano 2007

IL VIAGGIO

Ero partito per fuggire dal mondo, e invece ho finito per trovare un mondo: a sorpresa, il viaggio è diventato epifania di un’Italia vitale e segreta. Ne ho scritto con rabbia e meraviglia. Meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora.

Come ogni vascello nel mare grosso, la montagna può essere un insopportabile incubatoio di faide, invidie e chiusure. Ma può anche essere il perfetto luogo rifugio di uomini straordinari, gente capace di opporsi all’insensata monocultura del mondo contemporaneo. Paolo Rumiz

NOTE DI REGIA

Il Poema dei Monti Naviganti nasce da una bella intuizione di Roberta Biagiarelli che ho subito condiviso: il meraviglioso, attento, curioso e intenso percorso fisico e verbale dei viaggi, degli incontri, delle osservazioni, degli articoli e del libro di Paolo Rumiz poteva ancora trovare altre, ulteriori e prospettiche dimensioni, quella del racconto orale e quella di una sintesi scenica che ricreasse, davanti agli spettatori e nelle parole e nei corpi vivi degli attori, quelle migliaia e migliaia di chilometri di paesaggio popolato di figure, compiuti ed elaborati nella parola scritta, da celebrarsi ora come in un grande e giocoso poema epico dei nostri giorni.

In scena due attori, Roberta Biagiarelli e Sandro Fabiani, raccontano, interpretano e interagiscono, rappresentando due diversi approcci, almeno in partenza e a volte in alternanza a seconda delle circostanze: coinvolgimento e presa di distanza sdoppiano il personaggio originale dello scrittore e giornalista, trasformandolo per una parte in una scrittrice e giornalista ideatrice del viaggio e per l’altra in un fotografo, “imbarcato” nell’avventura, due atteggiamenti che come luce e ombra creano o rivelano rilievi, contrasti o addolcimenti, rispetto alla natura del paesaggio di montagna, alle strade esaltate dalle curve, e agli incontri, alle modalità e alle aspettative.

Da quando ho cominciato, ho sempre visto il lavoro del regista come quello di colui che traccia delle mappe più o meno segrete, più o meno invisibili nello spazio della scena.
Mi piace ritrovare ancor di più e svelare in questa occasione questa mia propensione a costruire o ricostruire dei percorsi da abitare e attraversare, quasi fossero delle cacce al tesoro visive e sonore da organizzare prima di tutto per gli attori e con gli altri collaboratori artistici durante le prove, e per gli spettatori una volta che i “Monti Naviganti” cominceranno a muoversi. Alessandro Marinuzzi

Quando il cordone ombelicale della bambina si staccherà mettilo per otto giorni appoggiato su una pianta di biancospino, esponilo alle intemperie, lascialo seccare e chiudilo in un pezzo di carta, poi avvolgilo in un panno di lino e riponilo in un cassetto. La bambina da grande avrà fortuna, viaggerà e potrà fare un lavoro legato alle parole…
Potrebbe essere l’inizio di una fiaba e invece queste sono le mie radici. Questa usanza è legata al mondo delle tradizioni contadine dei miei nonni. Mia madre, quando il mio ombelico cadde, ha diligentemente eseguito tutta l’operazione. Non so se è per via del destino del mio ombelico, fatto sta che viaggiare ho viaggiato, da piccola dicevo che volevo fare la giornalista e sono finita a fare l’attrice.
Con Paolo Rumiz ci siamo incontrati su strade balcaniche, e il mio Appennino assomiglia molto ai Balcani. Sono una donna dell’Appennino d’Oriente, una montanara di mare per dirla con Rumiz.
Il libro “La leggenda dei monti naviganti” e i mondi esplorati da Rumiz mi sono subito piaciuti, mi sono sentita appartenere a quel popolo di giardinieri rimasti a bordo dell’arca. La sua scrittura è stata l’apertura di uno scrigno, lo svelarsi si una materia di lavoro che risuona, l’occasione di approfondire uno sguardo.
Ci sono mestieri che si somigliano, vivono ed echeggiano per affinità, si alimentano a distanza arricchendosi reciprocamente. Mi piace pensare che un giornalista scrittore quale è Paolo Rumiz fatica, suda, mangia polvere, macina chilometri, osserva, annota per poi depositare la scrittura nelle pagine di un libro: la vita, le persone incontrate, le storie raccolte. A noi attori spetta il compito e il piacere di staccare le parole dalle pagine di carta per restituire loro gambe, corpi, voci, fisionomie specifiche.
Se il vizio di Rumiz è quello di imparare a memoria carte geografiche, noi attori abbiamo la pretesa di farle parlare, nell’ostinata intenzione di salvare questa nazione dalla morte dei luoghi, per riuscire a raccontare con stupore e meraviglia ciò che una volta trovato resta prezioso e perdura. Roberta Biagiarelli

INFO & CONTATTI www.babelia.org

 

IL POEMA DEI MONTI NAVIGANTI

un’idea di Roberta Biagiarelli
dal libro “La leggenda dei monti naviganti” di Paolo Rumiz
edito da Giangiacomo Feltrinelli Editore
con Roberta Biagiarelli e Sandro Fabiani
regia Alessandro Marinuzzi
consulenza drammaturgica Francesco Niccolini
scene e costumi Manuela Gasperoni
musiche Mario Mariani
luci Giovanni Garbo
produzione Regione Piemonte, Inteatro e Babelia&C.
con il sostegno di UNCEM, Unione Nazionale delle Comunità e degli Enti Montani
con la collaborazione di CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia, La Corte Ospitale di Rubiera (RE) e Echidna – FILI, Salzano (VE)

Con “La leggenda dei monti naviganti” Paolo Rumiz ha vinto la prima edizione del premio GrinzaneMontagna,
il Premio Stresa Narrativa 2007, il Premio Chatwin 2007 sezione “Viaggi di Carta” e il Premio Città di Vigevano 2007