Some things happen all at once

allatonceUn bosco abitato da centinaia di alberi in ghiaccio; una riflessione sui temi legati agli attuali e radicali cambiamenti mondiali, sui concetti di sostenibilità e trasformazione, responsabilità sociale e partecipazione, e la cui refrigerazione è alimentata da alcune biciclette azionate dagli spettatori.

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Paradise 2

paradise2 Dalla collaborazione con l’artista visivo inglese Mike Brookes nasce lo spettacolo Paradise 2. The incessant sound of a fallen tree, un assolo di 30 minuti che riflette sui concetti di turismo e migrazione, ne descrive interazioni e differenze, le invasioni nei reciproci mondi.

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Controllo remoto [Orthographe]

Un’evocazione di panorami e scenari bellici, dai primi ‘800 ad oggi.
Il titolo “Controllo remoto” rimanda ai sistemi di supervisione che permettono di monitorare e gestire, in tempo reale, qualunque apparecchiatura, laddove dimensione della rete di controllo remoto e l’acquisizione di dati hanno un loro preciso impiego militare.

Il nuovo lavoro della compagnia Orthographe interroga la “fede percettiva” attraverso l’immaginario bellico, a partire dalle fotografie di guerra della Secessione americana, fino alle tecniche di ripresa e videocontrollo dei campi di battaglia, sviluppatesi durante la I e la II Guerra mondiale, e le strategie filmiche attuali impiegate nell’uso intensivo delle ricognizioni aeree.

un progetto di Orthographe – soggetto e regia Alessandro Panzavolta – ambientazioni sonore Lorenzo Senni – consulente alla fotografia Cesare Fabbri – elettronica tecnica e scenografie Marco Amadori – software Michele Verità – tecnici in scena Marco Amadori, Angela Longo – Produzione InteatroPROD 09, Productiehuis Rotterdam / Rotterdamse schouwburg, Orthographe – con il supporto di ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione – grazie a Library of Congress, Washington, D.C.

Controllo remoto per una logi(sti)ca della percezione
di Piersandra Di Matteo

Non c’è un grado zero dello sguardo (né l’immagine è allo stato bruto). Non c’è un documentario puro sul quale verrebbe a innestarsi in un secondo tempo una lettura simbolizzante. Ogni documento visivo è immediatamente finzione. R. Debray, Vita e Morte dell’Immagine. Una Storia dello Sguardo in Occidente

I media ci danno sempre il fatto, ciò che stato (o pretende di esserlo), ma senza la sua possibilità, senza la sua potenza; ci danno quindi un fatto in rapporto al quale siamo assolutamente impotenti. I media amano il cittadino indignato, ma impotente. G. Agamben, Il cinema di Guy Debord
Controllo remoto, il nuovo spettacolo di Orthographe, sembra muovere in una diversa direzione dai precedenti lavori per camera ottica.

È dismesso il dispositivo ottico della camera oscura. È eliminata la fruizione per posti limitati. È assente la figura del performer. Eppure anche Controllo remoto è una macchina di visione che interroga la “fede percettiva”, e lo fa attraverso l’immaginario della guerra.
Muove i suoi passi dalle fotografie di guerra della Secessione americana, fino alle tecniche di ripresa e videocontrollo dei campi di battaglia, sviluppatesi durante la prima e la seconda guerra mondiale, e le strategie filmiche attuali impiegate nell’uso intensivo delle ricognizioni aeree.

Il titolo del lavoro rimanda, non a caso, ai sistemi di supervisione che permettono di monitorare e gestire, in tempo reale, qualunque apparecchiatura, laddove dimensione della rete di controllo remoto e l’acquisizione di dati hanno un loro preciso impiego militare (telecamera termica, infrarossi, missili di precisione che utilizzano le videoriprese). Controllo remoto mette in moto delle vere e proprie dinamografie belliche che iniziano con la successione regolare di immagini fotografiche proiettate in dittico che ritraggono ambienti, scene di distruzione e i protagonisti della guerra civile americana (tratte dalla Library of Congress, Collection, The Selected Civil War Photographs, 1861-1865). Le immagini, scandite da un andamento regolare, sembrano via via prendere respiro attraverso il processo di anamorfosi prodotto dal movimento fluttuante dello schermo in cui sono proiettate. Il montaggio delle sequenze ha un ritmo tale da conferire alle immagini quel fraseggio della storia di cui parla Jacques Rancière a proposito del cinema di Godard.

Il punto di vista dal quale la guerra si mostra è quello del dispositivo di sorveglianza-distruzione, previsione-distruzione: in queste riprese individuare (un bersaglio) significa distruggere l’obiettivo mirato. Controllo remoto fa propri gli strumenti di mira: l’oculare della macchina da presa imbarcata a bordo degli aeroplani pre-figura la derealizzazione dello scontro militare in cui l’immagine ha la meglio sull’oggetto, il tempo sullo spazio, in una guerra industriale dove la rappresentazione degli eventi domina la presentazione dei fatti. Il set dello spettacolo è tutto in continuo movimento, investe tutti i volumi dello spazio, primi piani, il soffitto, lo sfondo. Supporti mobili di proiezioni conferiscono alla funzione del “vedere” un che di simulazione.

Immagini e audio di repertorio, tecniche cinematografiche impiegate nei conflitti del XX secolo si sovrappongono ai meccanismi narrativi dei war-movie hollywoodiani fino ad un effetto prismatico che evoca la Guerra dei Mondi, paesaggi distopici che guardano alle science-fiction. In definitiva, in Controllo remoto non possiamo non riconoscere la stessa tensione, le stesse domande che animavano le immagini dei primi lavori, caricate questa volta dell’era della simulazione, della rappresentazione virtuale del mondo, della sovraesposizione…..

Controllo remoto parla della guerra per interrogare lo sguardo, e con esso la storia (dell’immagine) collusa con le ideologie del potere e quindi con la politica.

Se per Paul Virilio non vi è guerra senza rappresentazione, né armi sofisticate senza mistificazione psicologica, ecco che le armi non sono solo strumenti di distruzione, ma anche strumenti di percezione dal momento che guerra, cinema e informazione sono ormai virtualmente indistinguibili.

L’arma del teatro ha sostituito il teatro delle operazioni. Controllo remoto esibisce il funzionamento intimo, tecnico e ideologico delle immagini (di guerra) che allarga lo sguardo sulle proprie possibilità, come se spettasse alle immagini il potere specifico di rendere visibile ciò che la storia genera al di là di se stessa.

Le immagini e il loro ritmo bellico interrogano allora il destino, nel senso freudiano di “destino” delle pulsioni. Non è forse il destino ciò che la storia genera al di là di se stessa, ciò che lo vincola a un passato di cui non ha memoria e a un futuro che è a venire?

 

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“Controllo remoto” is vision machinery questioning the “perceptive faith” through the war imagery. War is shown from the point of view of overseeing-destruction and forecast-destruction device: in those shoots, to focus a target means to destroy it.

Controllo remoto owns targeting tools: the camera’s objective on the plane forecasts the unreal image of the army clash in which the image wins on the object, time on space, in an industrial war where the representation of the events dominates the representation of the facts.

Controllo Remoto (Wars)

a project by Orthographe – concept and direction Alessandro Panzavolta – sound environment Lorenzo Senni – photography consultant Cesare Fabbri – electronic technique and set design Marco Amadori – software Michele Verità – on stage Marco Amadori, Angela Longo – Production InteatroPROD 09, Productiehuis Rotterdam / Rotterdamse Schouwburg, Orthographe – with the support of ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione – thanks to Library of Congress, Washington, D.C.

Remote Control for the logi(sti)cs of perception

by Piersandra Di Matteo

The stage devices conceived by Orthographe are complex analogical machines able to produce and rouse an images poiesis with an artificial set, which employs the optical properties of lenses, light and darkness.

The mechanism’s basis is the optical room device, used in the past to create the pictorial image and starting point for the camera invention. This device was connected to a pre-scientific universe leading towards the representation of the dead people and towards the mystical practices of various initiation cults from the 1600 and 1700. The feature of this archaic technology and one of the reasons why it appears so magnetic to the eye of a contemporary audience, is that the machinery is not visible, the audience cannot see it. The images in front of the audience’s eyes are colluded with a psychic length of time; they have aspects in common with the dream-like and the waking dimension.

Orthographe de la physionomie en mouvement, 2005, and the following Tentativi di volo (Flying attempts), 2007, come both from the research on a device with a bright room with actors and lights, which no one can see because the audience sits in the dark room. It is a device, which leads to a hybrid language between painting, photography and cinema but all deepened in theatre. The image, with its syncopations, jumps, struggles and repetitions, takes and loses shape in front of the audience and it is the result of real actions which take place meanwhile, staged by non visible actors.

If in Orthographe de la physionomie en mouvement, the estranging effect is given by noises coming from the back of the audience, what strikes more the attention in the device used for Tentativi di volo (Flying attempts) is the ability to break the fluctuating pure optical whole of the images to gather around a tactile basic element. The work constantly breaks the associations’ chains of the gaze to open gaps and accelerations totally conniving with the sound sphere. The sound textile is inseparable from the image. Orthographe de la physionomie en mouvement leads to a crush between painting, photography and cinema, the body presence becomes latent and somehow illusory and the silence is suggested by the absence of the narrative progression and a minimal dramatic gesture. In the work Tentativi di volo (Flying attempts), the pictorial and slightly sculptural treatment of the image becomes radicalized (the draperies gain a plastic consistence, which almost recalls the baroque). The image, thought, flakes off, vaporizes; it generates itself through shapeless gradients, through passages into stains. Bright halos surround the presences and threaten with ghostly and hallucinatory appearances producing a perceptual disorientation.

Controllo remoto, the new Orthographe work, seems to be moving towards a different direction. There is no more optical device involved. There are no more limited seats. There is no more performer. Yet, even Controllo remoto is a vision machine, which interrogates the “perceptual faith” through the war imaginary. It starts with the American War of Secession pictures and the shooting techniques and video control of contemporary battlefields, from the First and Second World War to the actual aerial reconnaissance. The title of this work reminds us of the supervision systems which monitor and organize, in real time, any equipment where the dimension of the remote control web and the data capture have a clear military use (thermal cameras, infrared, precision missiles which use video shoots). Controllo remoto generates war dynamographies beginning with a series of diptychs showing scenes and characters of the America Civil War (taken from the Library of Congress, Collection, The Selected Civil War Photographs, 1861-1865). The images are marked in time and they seem to start breathing through the anamorphosis process given by the fluctuating movement of the screen where they are projected. The images editing has the rhythm of the history phrasing as Jacques Rancière said about Godard’s work. The war is seen through the surveillance-destruction, estimation-destruction device: in these shootings to locate (a target) means to destroy the target. Controllo remoto uses all the aim equipment: the eyepiece of the camera used on airplanes foreshadows the deconstruction of the battle where the image wins on the object, the time on the space. It is an industrial war where the events representation rules over the facts themselves. The set is constantly changing; the piece takes place all over the stage: front, ceiling and background. The mobile projection supports give to the action of “watching” a feature of simulation. Archive footages and sounds, film techniques used during the XX century conflicts overlap the narrative processes of the Hollywood war movies. They create a prismatic effect, which evokes the War of the Worlds, dystopic landscapes recalling science fiction imaginary. Controllo remoto keeps the same tension, asks the same questions as the previous works, but it comes from the simulation era, from the virtual world, from the overexposure…

Controllo remoto talkes about war to interrogate the gaze and the history (of the image) connected with power ideologies and politics.

If, for Paul Virilio, there is no war without representation, nor sophisticated weapons without psychological distortion, here the weapons are not only destruction devices but also perception ones, because war, cinema and information are almost virtually indiscernible. The theatre weapon replaced the theatre of operations. Controllo remoto shows the intimate, technical and ideological functioning of the images (of the war), which open up the vision on their own possibilities, as if the images were responsible of making visible what the history generates beside itself. The images and their war rhythm question the destiny, in its Freudian meaning of destiny of drives. Isn’t it destiny what the history generates beside itself, what ties it up to a past with no memory and a future, which still has to become?

 

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Tentativi di volo [Orthographe]

20 spettatori all’interno di una camera oscura. Di fronte ai loro occhi, la rappresentazione di un sogno, e del ricordo che lascia al mattino l’esperienza del volo notturno…
Tentativi di volo è la proiezione in tempo reale di ciò che avviene all’esterno: quando nel sogno la carne assume una leggerezza in equilibrio con il peso dell’aria, continuamente minacciato dalla caduta, continuamente trasportato verso l’alto…

Il tema del volo e della sospensione dei corpi attraversa tutta l’opera di Goya, dalle Incisioni fino alle Pitture nere; partendo da queste immagini lo spettacolo persegue un effetto caricaturale, distorto, che esprime una diversa gravità, che si scontra con ogni legge fisica. Servendosi di stimolazioni visive e uditive che manipolano l’attenzione del pubblico, generando un effetto sinestetico in cui il suono scaturisce dalle immagini e in cui la vista è un atto di creazione.

Tentativi di volo è il terzo lavoro di Orthographe, gruppo nato nel 2004 dall’incontro di quattro persone dai percorsi artistici eterogenei attorno al lavoro di ricerca di Alessandro Panzavolta sulla camera ottica, e co-prodotto da Inteatro fin dalla sua formazione. Il nome del gruppo deriva dal loro primo spettacolo Orthographe de la physionomie en mouvement, una creazione per la Biennale di Venezia 2005 diretta da Romeo Castellucci.

Tentativi di volo
regia e camera ottica di Alessandro Panzavolta – con Roberta Galassini, Sara Masotti, Valentina Parmigiani, Angela Longo – datore luci Francesco Antonelli – oggetti di scena Roberta Galassini, Sara Masotti, Francesco Antonelli – suoni Alessandro Panzavolta – fotografie Cesare Fabbri – produzione Orthographe, Inteatro, Spielart Factory – Munich, Rotterdamse Schouwburg, Pumpenhaus Münster – finanziato dalla Fondazione per la Cultura della Germania Federale, con il supporto di Allianz-Kulturstiftung – con il contributo di Movin’up – un ringraziamento speciale a Lorenzo Senni, al Teatro delle Albe e a tutta la squadra tecnica

CONTATTI E DIFFUSIONE
Alessandra Simeoni > a.simeoni [at] inteatro.it

SITO INTERNET
www.orthographe.it

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20 spettatori all’interno di una camera oscura. Di fronte ai loro occhi, la rappresentazione di un sogno, e del ricordo che lascia al mattino l’esperienza del volo notturno…
Tentativi di volo è la proiezione in tempo reale di ciò che avviene all’esterno: quando nel sogno la carne assume una leggerezza in equilibrio con il peso dell’aria, continuamente minacciato dalla caduta, continuamente trasportato verso l’alto…

Il tema del volo e della sospensione dei corpi attraversa tutta l’opera di Goya, dalle Incisioni fino alle Pitture nere; partendo da queste immagini lo spettacolo persegue un effetto caricaturale, distorto, che esprime una diversa gravità, che si scontra con ogni legge fisica. Servendosi di stimolazioni visive e uditive che manipolano l’attenzione del pubblico, generando un effetto sinestetico in cui il suono scaturisce dalle immagini e in cui la vista è un atto di creazione.

Tentativi di volo è il terzo lavoro di Orthographe, gruppo nato nel 2004 dall’incontro di quattro persone dai percorsi artistici eterogenei attorno al lavoro di ricerca di Alessandro Panzavolta sulla camera ottica, e co-prodotto da Inteatro fin dalla sua formazione. Il nome del gruppo deriva dal loro primo spettacolo Orthographe de la physionomie en mouvement, una creazione per la Biennale di Venezia 2005 diretta da Romeo Castellucci.

Tentativi di volo
regia e camera ottica di Alessandro Panzavolta – con Roberta Galassini, Sara Masotti, Valentina Parmigiani, Angela Longo – datore luci Francesco Antonelli – oggetti di scena Roberta Galassini, Sara Masotti, Francesco Antonelli – suoni Alessandro Panzavolta – fotografie Cesare Fabbri – produzione Orthographe, Inteatro, Spielart Factory – Munich, Rotterdamse Schouwburg, Pumpenhaus Münster – finanziato dalla Fondazione per la Cultura della Germania Federale, con il supporto di Allianz-Kulturstiftung – con il contributo di Movin’up – un ringraziamento speciale a Lorenzo Senni, al Teatro delle Albe e a tutta la squadra tecnica

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Lavori pubblici: IFA 2008 al XXXI InteatroFestival

Lavori pubblici è il momento finale di IFA – InteatroFestival Academy. Un evento multiforme, composto dalle 14 azioni performative ideate e create dai partecipanti ad IFA 2008 negli spazi pubblici di Polverigi, in occasione del XXXI InteatroFestival (Polverigi + Chiaravalle 28.06/5.07 2008).

Le performance:
Hiatus
Zygomaticus
Vague
Radici
Man Costante
Make a Desire
In batteria
Giulia e l’orso
Coro fisico
Carri(ll)on
Bios Unlimited
Attraverso
A3Lavori pubblici is the final phase of IFA – InteatroFestival Academy ’08. A multifaceted event, consist of the 14 performances conceived and created by participants in IFA ’08 in the public spaces of Polverigi, for the XXXI InteatroFestival (Polverigi + Chiaravalle 28.06/5.07 2008).

Performances:
Hiatus
Zygomaticus
Vague
Radici
Man Costante
Make a Desire
In batteria
Giulia e l’orso
Coro fisico
Carri(ll)on
Bios Unlimited
Attraverso
A3

Lev

lev-miniUn uomo apre gli occhi. Si guarda intorno. C’è poca luce, non riesce a capire dove si trova. Attraversa lo spazio, conta i passi, si avvicina a una parete, in cerca di rumori.

lev-miniLev – ultima tappa MUTA IMAGO

coproduzione Inteatro
nell’ambito di Scenari Danza 2.0

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…a proposito di finanziamenti pubblici

cultura_merci



cultura_merci

InteatroTv, in collaboration with Les Yeuz d’IZO, suggest you a short film to think about the meaning of public funding for Culture.

Go to the video >>

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Concorso di Creazione 2009

scenaridanza-09Per il secondo anno consecutivo, Inteatro invita i giovani artisti di età compresa fra i 18 e i 35 anni a inviare le proprie candidature per il Concorso di creazione 2009, che si realizza nell’ambito del progetto Scenari danza 2.0* anno secondo.

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Orthographe de la physionomie en muovement [Orthographe]

Il luogo di origine dell’immagine è uno spazio chiuso, dove la visione viene messa in scena; il linguaggio dello spettacolo condivide con questo luogo la mancanza di parola e la presenza persuasiva dell’immagine pura. Il meccanismo della visione diviene macchina teatrale….

foto di Pietro Castellucci © 2005

Orthographe de la physionomie en mouvement richiama le immagini de la Iconographie photographique de la Salpêtrière, gli album fotografici editi a partire dal 1877 sotto la supervisione del neuropatologo Jean-Martin Charcot.

La documentazione era prodotta nella camera di posa del gabinetto fotografico ospitato nella clinica; i soggetti ritratti negli album sono per lo più figure femminili, internate nel “quartiere delle epilettiche” alla Salpêtrière dove il professor Charcot teneva le sue lezioni dimostrative sull’ipnotismo e la grande hystèrie, dando vita a veri e propri spettacoli-performance con le giovani donne come attrici.

Una galleria di corpi in pose plastiche misurate e riproducibili, queste mute icone presto lasceranno il teatro anatomico della Salpêtrière per prendere posto nei fotogrammi delle prime pellicole cinematografiche.

Il luogo di origine dell’immagine è uno spazio chiuso dove la visione viene messa in scena; il linguaggio dello spettacolo condivide con questo luogo la mancanza di parola e la presenza persuasiva dell’immagine pura.

Il meccanismo della visione diviene macchina teatrale, si assiste alla generazione di immagini in bilico tra la stasi tensoriale e il movimento, tra la possibilità di essere discorso e l’assenza di narrazione, ciò che non è ancora comprensibile è già iconograficamente riconoscibile.

Il silenzio delle immagini che accompagna la visione è interrotto da suoni concreti provenienti dalla camera alle spalle degli spettatori, luogo in cui avviene l’azione teatrale; si crea in questo modo una dissociazione nella percezione delle immagini e dei suoni complementari, suoni che sono generatori delle immagini più che simultanei ad esse. Le immagini di per sé sono mute, ciò che è udibile è il suono della macchina che le genera, una macchina della visione che comprende l’azione teatrale stessa, la contiene ed allo stesso tempo la proietta fuori di sé, generando immagini in ritardo di un infinitesima frazione di secondo rispetto all’istante dell’accadere.

Debutto: 35 Biennale di Venezia, 12-25 settembre 2005, Venezia

Orthographe de la physionomie en mouvement

Spettacolo per camera ottica

soggetto Alessandro Panzavolta, Francesca Amati, Angela Longo, Sabrina Maggiori, Sonia Brunelli – regia e camera ottica Alessandro Panzavoltacon Roberta Galassini, Angela Longo, Sara Masotti, Valentina Parmigiani – tecnico in scena Francesca Pambianco – produzione Orthographe, la Biennale di Venezia, Inteatro – con il sostegno di Regione Marche – Assessorato alla Cultura progetto interregionale “Quattro Regioni al centro della scena” – in collaborazione con Comune di Forlì – Assessorato Politiche Giovanili

CONTATTI E DIFFUSIONE

Alessandra Simeoni > a.simeoni [at] inteatro.it

SITO INTERNET

www.orthographe.itIl luogo di origine dell’immagine è uno spazio chiuso, dove la visione viene messa in scena; il linguaggio dello spettacolo condivide con questo luogo la mancanza di parola e la presenza persuasiva dell’immagine pura. Il meccanismo della visione diviene macchina teatrale….

foto di Pietro Castellucci © 2005

Orthographe de la physionomie en mouvement richiama le immagini de la Iconographie photographique de la Salpêtrière, gli album fotografici editi a partire dal 1877 sotto la supervisione del neuropatologo Jean-Martin Charcot.

La documentazione era prodotta nella camera di posa del gabinetto fotografico ospitato nella clinica; i soggetti ritratti negli album sono per lo più figure femminili, internate nel “quartiere delle epilettiche” alla Salpêtrière dove il professor Charcot teneva le sue lezioni dimostrative sull’ipnotismo e la grande hystèrie, dando vita a veri e propri spettacoli-performance con le giovani donne come attrici.

Una galleria di corpi in pose plastiche misurate e riproducibili, queste mute icone presto lasceranno il teatro anatomico della Salpêtrière per prendere posto nei fotogrammi delle prime pellicole cinematografiche.

Il luogo di origine dell’immagine è uno spazio chiuso dove la visione viene messa in scena; il linguaggio dello spettacolo condivide con questo luogo la mancanza di parola e la presenza persuasiva dell’immagine pura.

Il meccanismo della visione diviene macchina teatrale, si assiste alla generazione di immagini in bilico tra la stasi tensoriale e il movimento, tra la possibilità di essere discorso e l’assenza di narrazione, ciò che non è ancora comprensibile è già iconograficamente riconoscibile.

Il silenzio delle immagini che accompagna la visione è interrotto da suoni concreti provenienti dalla camera alle spalle degli spettatori, luogo in cui avviene l’azione teatrale; si crea in questo modo una dissociazione nella percezione delle immagini e dei suoni complementari, suoni che sono generatori delle immagini più che simultanei ad esse. Le immagini di per sé sono mute, ciò che è udibile è il suono della macchina che le genera, una macchina della visione che comprende l’azione teatrale stessa, la contiene ed allo stesso tempo la proietta fuori di sé, generando immagini in ritardo di un infinitesima frazione di secondo rispetto all’istante dell’accadere.

Debutto: 35 Biennale di Venezia, 12-25 settembre 2005, Venezia

Orthographe de la physionomie en mouvement

Spettacolo per camera ottica

soggetto Alessandro Panzavolta, Francesca Amati, Angela Longo, Sabrina Maggiori, Sonia Brunelli – regia e camera ottica Alessandro Panzavoltacon Roberta Galassini, Angela Longo, Sara Masotti, Valentina Parmigiani – tecnico in scena Francesca Pambianco – produzione Orthographe, la Biennale di Venezia, Inteatro – con il sostegno di Regione Marche – Assessorato alla Cultura progetto interregionale “Quattro Regioni al centro della scena” – in collaborazione con Comune di Forlì – Assessorato Politiche Giovanili

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Alessandra Simeoni > a.simeoni [at] inteatro.it

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Bando IFA ’09

InteatroFestival Academy è il programma di perfezionamento artistico e ricerca a carattere residenziale, promosso e fondato nel 2006 da Inteatro, Ente di Promozione della Danza.

Ogni anno giovani artisti provenienti dall’Italia e dall’Estero hanno l’opportunità di risiedere per un periodo prolungato nella seicentesca Villa Nappi di Poverigi (An – I), per lavorare a contatto con artisti affermati.

Saranno ammessi a partecipare al programma un massimo di 12 artisti / performers di età compresa tra i 18 e i 32 anni, di differenti nazionalità, che desiderino affrontare un periodo di ricerca e formazione in funzione di loro future creazioni. E’ indispensabile la conoscenza della lingua inglese.

Tra i docenti che hanno già confermato la propria presenza: Rosa Casado (Madrid), Cláudia Dias (Lisbona), Gustavo Frigerio (Roma), Jan Ritsema (St Erme Outre et Ramecourt), Aydin Teker (Istanbul).

Il corso ha carattere intensivo e la frequenza è obbligatoria. IFA09 avrà inizio il 18 maggio e durerà fino al 23 giugno 2009. Le candidature dovranno essere inviate entro:

martedì 31 marzo 2009 presso gli uffici di Inteatro | Villa Nappi Via Marconi 75 60020 Polverigi (An) – I e dovranno includere:

lettera motivazionale; curriculum vitae completo di contatti; un progetto di ricerca che il candidato vorrebbe sviluppare durante la residenza (lunghezza massima: 2 fogli A4); materiali video, testi e foto di lavori precedenti utili a comprendere il percorso formativo e creativo del candidato. Sono ammesse solo le candidature e le presentazioni dei progetti redatte nelle seguenti lingue: italiano, inglese, francese; i materiali ricevuti non verranno restituiti.

Una commissione artistica internazionale effettuerà una pre-selezione sulla base dei materiali pervenuti. Gli artisti pre-selezionati potranno essere invitati a partecipare ad una audizione in cui mostrare un breve frammento performativo (max 10 minuti) di un proprio lavoro. La giuria si riserva il diritto di non commentare la propria decisione.

IFA 09 si svolge all’interno del progetto Scenari danza 2.0

IFA09 aderisce inoltre al network internazionale IMPACT International Moving Performing Arts Creation & Research.

Per ulteriori specifiche sulle condizioni del concorso, si rimanda al documento in allegato (clicca qui) al presente bando.

Il programma potrà subire variazioni.

INFORMAZIONI T.+39 071.9090007 F. +39 071.906326 www.inteatro.it/IFA.html email ifa@inteatro.itIFA InteatroFestival Academy is the name of the professional artistic project promoted and founded in 2006 by Inteatro. Every year, young artists of various nationalities have the possibility to stay for a long period in Villa Nappi (Polverigi, An – Italy), in order to work with established artists.

The program has 12 vacancies for young artists / performers aged between 18 and 32 years, of different nationalities, who want to gain experience in research and training for the development of their practice. English knowledge is necessary.

Among the Mentors who have already confirmed their participation: Rosa Casado (Madrid), Cláudia Dias (Lisbona), Gustavo Frigerio (Roma), Jan Ritsema (St Erme Outre et Ramecourt), Aydin Teker (Istanbul).

The course is intensive, and attendance is mandatory. IFA 2009 will start on Monday May 18th and will end on June 23th 2009.

To participate in the program, applicants must send by: March 31st, 2009 (date as postmark)

to the following address: Inteatro Villa Nappi – Via Marconi, 75 60020 Polverigi (An) Italy

Applications must include: letter of application; curriculum vitae, including personal details (name, surname, address, telephone, email); a research project proposal that the candidate would like to develop during the residency. It is possible to add video materials, texts, and photos of previous works that may be useful in understanding the candidate’s training and creative experience. Application can be submitted in Italian, English or French. The received applications will not be returned..

An international artistic committee will make a first selection. Selected applicants will then be invited to audition. Auditions should be in the form of a performed live work (max 10 minutes) and will take place in Polverigi. The jury reserves the right not to comment on its decision.

IFA 09 is part of the project “Scenari danza 2.0”.

IFA 09 is also part of the international network IMPACT International Moving Performing Arts Creation & Research.

Per For more detailed information, please consult the integral version of the Call (click here).

IFA 09 reserve the right to make any changes to the programme that may become necessary.

INFORMATION ph.+39 071.9090007 fax +39 071.906326 www.inteatro.it  email ifa@inteatro.it