Lev
Un uomo apre gli occhi. Si guarda intorno. C’è poca luce, non riesce a capire dove si trova. Attraversa lo spazio, conta i passi, si avvicina a una parete, in cerca di rumori.
coproduzione Inteatro
nell’ambito di Scenari Danza 2.0
Appoggia l’orecchio al muro. Le luci esplodono, le pareti diventano mucchi di fango e tra le grida dei compagni e i fischi delle pallottole l’uomo si getta a terra.
E riprende a ricordare.
Lev è stato ferito in guerra. Non muore, ma da quando riapre gli occhi nulla è più lo stesso. Il mondo intorno è diventato un recinto di forme indecifrabili. Le regole con cui si muove la realtà sono sconosciute. Lo spazio e il tempo non scorrono più su linee prevedibili. I ricordi arrivano all’improvviso e all’improvviso scompaiono.
Muta Imago parte dalle pagine del diario di Lev Zasetsky, soldato ferito in guerra e paziente del neuropsichiatra Alexander Lurja, per parlare della nostra condizione di esseri umani, dell’incessante tentativo di ricostruire qualcosa che si è perso, l’identità, la memoria, avendo come guida solo frammenti scomposti e disordinati. A partire da un ring di alluminio, da cento chili di farina e da tre lastre di plexiglass per andare giù in fondo in uno stato dell’essere.
LEV_Ultima tappa
Ideazione Glen Blackhall, Riccardo Fazi, Claudia Sorace, Massimo Troncanetti
regia Claudia Sorace
drammaturgia/suono Riccardo Fazi
realizzazione scena Massimo Troncanetti
vestiti Fiamma Benvignati
con Glen Blackhall
produzione Ztl-pro / Santasangre – Kollatino Underground – in collaborazione con Inteatro / Scenari Danza 2.0, Amat – con il sostegno di Regione Marche – Assessorato alle Politiche Giovanili e Ministero per le Politiche Giovanili e Attività sportive
e in collaborazione con Kilowatt Festival – con il sostegno di AgoràKajSkenè (Aksé – Crono 2008) e Demetra – Produzioni Culturali
Spettacolo segnalato al Premio tuttoteatro.com – Dante Cappelletti 2007
Ideazione Glen Blackhall, Riccardo Fazi, Claudia Sorace, Massimo Troncanetti
regia Claudia Sorace
drammaturgia/suono Riccardo Fazi
realizzazione scena Massimo Troncanetti
vestiti Fiamma Benvignati
con Glen Blackhall
produzione Ztl-pro / Santasangre – Kollatino Underground – in collaborazione con Inteatro / Scenari Danza 2.0, Amat – con il sostegno di Regione Marche – Assessorato alle Politiche Giovanili e Ministero per le Politiche Giovanili e Attività sportive
e in collaborazione con Kilowatt Festival – con il sostegno di AgoràKajSkenè (Aksé – Crono 2008) e Demetra – Produzioni Culturali
Spettacolo segnalato al Premio tuttoteatro.com – Dante Cappelletti 2007
Un uomo apre gli occhi. Si guarda intorno. C’è poca luce, non riesce a capire dove si trova. Attraversa lo spazio, conta i passi, si avvicina a una parete, in cerca di rumori. Appoggia l’orecchio al muro. Le luci esplodono, le pareti diventano mucchi di fango e tra le grida dei compagni e i fischi delle pallottole l’uomo si getta a terra.
E riprende a ricordare.
Lev è stato ferito in guerra. Non muore, ma da quando riapre gli occhi nulla è più lo stesso. Il mondo intorno è diventato un recinto di forme indecifrabili. Le regole con cui si muove la realtà sono sconosciute. Lo spazio e il tempo non scorrono più su linee prevedibili. I ricordi arrivano all’improvviso e all’improvviso scompaiono.
Muta Imago parte dalle pagine del diario di Lev Zasetsky, soldato ferito in guerra e paziente del neuropsichiatra Alexander Lurja, per parlare della nostra condizione di esseri umani, dell’incessante tentativo di ricostruire qualcosa che si è perso, l’identità, la memoria, avendo come guida solo frammenti scomposti e disordinati. A partire da un ring di alluminio, da cento chili di farina e da tre lastre di plexiglass per andare giù in fondo in uno stato dell’essere.
A man looks around in the dim light, not understanding where he is. After crossing the scene, he leans his hear against the wall in search of noises. Sudden explosions, he throws himself to the ground among fellows’ cries and bullets’ whizz. Memories start.
A soldier lost the capability to remember due to a shock during the War. The diary about the patient’s fight to fill in the ditch of the oblivion to regain an identity, is central to Muta Imago’s work. One of the central issues for human beings is arisen: what is memory, how is it be possible to retain or retrieve images of the past?