Ricorda con Rabbia [Vocitinte / Antonio Mingarelli]
Ricorda con rabbia di John Osborne è una delle opere più rappresentative della condizione giovanile, uno specchio mirabile della condizione esistenziale, sociale e politica anche della società odierna. Un testo che colpisce per la sua “antica” modernità.
La compagnia Vocitinte, sotto la direzione di Antonio Mingarelli, restituisce mirabilmente la forza espressionista degli stati d’animo, delle pulsioni, delle paure delle quattro anime in trappola descritte da Osborne.
Ricorda con rabbia
di John Osborne
regia di Antonio Mingarelli
con Lino Musella, Camilla Semino Favro, Marcella Favilla e Vincenzo Zampa
scene Elisabetta Salvatori
light designer Luigi Biondi
produzione Vocitinte e Inteatro
Note di regia – di Antonio Mingarelli
Ricorda con Rabbia è uno dei testi ancora oggi, dopo decenni, più rappresentativi sulla condizione giovanile, per l’ombra lunga di inquietudine e tormento che ha saputo gettare non solo sulla generazione appena uscita dalla seconda guerra mondiale, ma sulle generazioni future.
Impossibile non riconoscersi, identificarsi, nel senso di vuoto, di inettitudine, di amarezza e di violenza che permeano le pagine di questa bellissima pièce e non vedere in esso uno specchio mirabile della condizione esistenziale,sociale e anche politica della società odierna. Impossibile non vedere nel personaggio di Jimmy una sorta di aggiornamento, in chiave cinica e disillusa, di Amleto. Impossibile non riconoscere negli altri personaggi, Alison, Cliff ed Helena le angosce e le illusioni dei giovani d’oggi, l’equilibrio precario e tragico su cui si esercitano a vivere le loro spinte al contempo di speranza e di distruzione, di rabbia (come da titolo) e di malinconia.
Ci affascina di questo testo la sua “antica” modernità, il gioco al massacro raffinatissimo con cui viene condotta la partita a scacchi dei personaggi e la sfida enorme e affascinante che essa pone agli attori, la violenza quasi mai esplicitata, quasi mai esplosa, con cui la narrazione di queste vite annoiate e sconfitte, viene condotta.
Cosa proporsi quindi se non di condurre gli attori e lo spettacolo al cuore dell’animo oscuro e fondo di questo testo? E di farlo con una compagnia di attori giovani e di grande talento, e di una serie di collaboratori artistici di grande livello (costumisti, designer luci, scenografo) capaci di restituire alla collocazione anni ’50 non un mero dipinto filologico di quell’era, ma di trasformare quegli interni, quella stanza, quegli oggetti nel riflesso espressionista degli stati d’animo, delle pulsioni, delle paure di quattro anime in trappola. Luci, scene e colori non che descrivano uno spazio reale o che semplicemente illustrino una vicenda, ma come personaggi stessi del dramma, che amplifichino, trattengano, coincidano, con le emozioni dei personaggi e degli attori.
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Look Back in Anger (Ricorda con rabbia) by John Osborne is one of the most representative plays about youth’s condition, an admirable mirror of existential, social and political condition even of today’s society. A text that strikes for its “ancient” modernity.
Vocitinte company, under Antonio Mingarelli’s direction, returns wonderfully the expressionist strength of the states of mind, of the impulses, of the fears of the four trapped souls described by Osborne.
Look Back in Anger (Ricorda con rabbia)
by John Osborne
directed by Antonio Mingarelli
with Lino Musella, Camilla Semino Favro, Marcella Favilla, Vincenzo Zampa
scene Elisabetta Salvatori
light designer Luigi Biondi
production Vocitinte and Inteatro
Direction notes – by Antonio Mingarelli
Look Back in Anger (Ricorda con Rabbia) is, even after decades, very representative about youth’s condition, for the long shadow of anxiety and agony that characterizes not only the post-war generation, but also the future generations.
It is impossible to not recognize oneself, to not identify oneself, in the sense of emptiness, of ineptitude, of bitterness and of violence that permeates the pages of this amazing pièce and to not see in it an admirable mirror of existential, social and political condition of today’s society.
It is impossible to not see in Jimmy’s character a sort of update, in a cynical and disenchanted way, of Hamlet. It is impossible to not recognize in the other characters – Alison, Cliff and Helena – the anguishes and the illusions of today’s young people, the uncertain and tragic balance where they try to experience their impulses of hope and of destruction, of rage (as the title) and of melancholy at the same time.
What fascinates us about this text is its “ancient” modernity, the refined massacre’s play with which the chess game of the characters is leaded and the enormous and charming challenge that it gives to the actors, the almost never explicit and exploded violence, with which the tale of this bored and defeated lives is guided.
What to propose oneself, if to not accompany the actors and the play to the dark and deep heart of the soul of this text? And to do that with a company of young and talented actors, and a team of good artistic collaborators (costume, light and set designers) able not to return to the 1950s placing a mere philological portrait of that era, but to transform those interiors, that room, those objects in the expressionist reflection of the states of mind, of the impulses, of the fears of those four trapped souls. Lights, sets and colours don’t have to describe a real space or to illustrate simply an event, but, as the characters of the drama, they have to amplify, to hold, to correspond the emotions of the characters and of the actors.
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